La situazione del grano duro tra eventi atmosferici e conflitti internazionali
Il grano duro fino in partenza dai porti nordamericani e in arrivo in Nord Africa ed Europa dovrà viaggiare più del previsto per arrivare a destinazione, complici la siccità in centro America ed il perdurare e l’ampliarsi del conflitto in Medio Oriente.
I riflessi sui prezzi di questo fenomeno sono ancora poco avvertiti, anche se in Italia i recenti rincari di Foggia e Napoli hanno già fatto segnare un primo punto a favore dei grani duri nazionali. L’ultimo prezzo Fob per il Canadian Wheat Amber Durum è quello di St. Lawrence e pari a 388 euro alla tonnellata, in calo di un euro rispetto alle ultime quotazioni di dicembre e in aumento di 5 dollari Usa, ma ormai bisognerà presto guardare solo ai prezzi di Vancouver.
Ieri, 10 gennaio 2024, l’asta in Tunisia per 50mila tonnellate di grano duro estero – che ha spinto i prezzi Cif tra i 446,97 ed i 448,73 dollari Usa alla tonnellata – sembra essere un primo concreto segnale della ripresa dei valori di questo cereale, atteso che l’ultima gara, tenutasi a dicembre, si era conclusa con prezzi massimi deludenti, non superiori a 400 dollari Usa alla tonnellata Cif.
Nell’ultima settimana si fa notare una ripresa (+0,99%) dell’Indice dei Future sul Durum a Chicago. In Italia riapertura sonnacchiosa dell’attività delle borse merci, quasi tutte stabili, ma con Foggia (ieri più 5 euro a tonnellata) e Napoli (+5 euro sui minimi il 9 gennaio) che in questo primo scorcio di 2024 sembrano essere invece più vigili. Ismea registra nella prima settimana di gennaio prezzi all’origine sostanzialmente fermi.
Ma in questo frattempo tra fine dicembre e i primi di gennaio crollano i prezzi dei noli marittimi, che per ora ammortizzano gli effetti di quella che si configura come una vera e propria crisi dei traffici internazionali, con effetti pesanti per il grano in partenza dal Nord America.
Fonte – AgroNotizie